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Martedì, 26 febbraio 2008
Scritto da Aga
L'IPv6 è in ritardo!
Ho parlato già in precedenza del problema riguardante la scarsa disponibilità di indirizzi IP liberi nella versione 4 (IPv4) del protocollo Internet e la soluzione (che consiste nell'adottare la nuova versone 6 (IPv6) stenta a diffondersi.
I piani di sviluppo dell'IPv6 prevedevano l'implementazione dapprima nei backbone (le tratte di connessione principali, gestite dai vari operatori) e conseguentemente l'adozione da parte degli utenti della rete, in modo che piano piano gli indirizzi IPv4 venissero usati sempre meno fino a sparire, un po' come le cassette VHS nei confronti dei nuovi media digitali. Purtroppo questo non è ancora successo e liberarsi di IPv4 richiederà molti anni ancora, mentre lo spazio di indirizzamento libero finirà entro 2 o 3 anni. Con lo sviluppo tecnologico e culturale delle nazioni asiatiche e africane, la situazione sarà ancora più critica. Bisognerebbe implementare IPv6 il più velocemente possibile, anche se saranno richiesti investimenti significativi da parte degli operatori, anche perchè sebbene sia relativamente semplice nella realizzazione di nuove reti (e il collegamento di nuovi utenti), non è detto che la base di utenza preesistente sia in grado di passare alla nuova versione senza riscontrare problemi. Se però non si affronta la situazione, ci si troverà di colpo con un problema maggiore: immaginate su scala mondiale cosa succederà quando un'azienda non potrà più avere indirizzi IP, e quando non potranno essere avviati nuovi servizi: lo spazio di indirizzamento IPv4 verrà comprato e venduto come se fossero azioni in borsa, e il costo degli indirizzi IP salirebbe alle stelle. Randy Bush, che segue lo sviluppo della rete sin dagli albori ha realizzato una presentazione (in inglese) molto interessante che spiega in quale situazione ci troviamo. Anche se, come nella mia azienda, si è predisposto tutto per supportare IPv6, sul mercato tutt'ora non si trovano ancora CPE economiche (Customer Premises Equimpent, gli apparati che vengono installati presso gli utenti come i router e i firewall) che lo supportino, consentendo la migrazione soltanto all'utenza più evoluta (che adotta CPE più complesse e costose come quelle di Cisco). Mi chiedo: cosa aspettano Linksys, Asus, D-Link, Zyxel e tutti i vari produttori che già oggi hanno a listino router e firewall low-cost ad implementare anche IPv6? Tra l'altro molti dei loro apparati sono basati su Linux embedded e il supporto IPv6 c'è già, si tratta solo di realizzare l'interfaccia utente per la configurazione. Trackbacks
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