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Martedì, 15 marzo 2011Abbonamenti internet, velocità di accesso & "fair use"![]() I maggiori operatori, che vendono accessi ADSL sulla rete in rame di Telecom Italia, tendono a pubblicizzare offerte di collegamenti apparentemente sempre più veloci a prezzi sempre più bassi, riempiendo poi il fondo dello spot con tutta una serie di minuscole scritte con clausoline, variazioni di prezzo e amenità varie con la prevedibile conseguenza di disorientare il cliente finale. Come ciliegina sulla torta di solito è presente (anch'esso in forma miniaturizzata) un costo per la disattivazione del servizio, qual'ora si volesse cambiare operatore. Già in passato avevo fatto una dettagliata analisi sui collegamenti ADSL le cui condizioni, ad oggi, non sono cambiate. Riassumendo in breve, la velocità nominale (7mbit/s, 20mbit/s, ecc..) è solo teorica e più ci si allontana dalla centrale, più la velocità scende. I dati vengono trasportati su un protocollo di rete addizionale (ATM) che li "gonfia" (e quindi li rallenta) del 20% circa. La banda in upload (trasmissione) è solitamente molto bassa (attorno ai 256kbit/s, cioè circa 0,2mbit/s) che rende molto lento l'invio di dati (ad es.: mandare le foto ad un amico, caricarle su facebook o inviarle ad un service per la stampa). Infine la banda minima garantita (ossia la velocità che l'internet provider riesce a offrire ai clienti nel caso tutti dovessero generare del traffico contemporaneamente) è compresa tra 0 e 20kbit/s, raramente di più. Con 20,00€ al mese i provider non sono in grado nè di garantire prestazioni maggiori, tantomeno di effettuare investimenti per potenziare la rete. A titolo comparativo, un collegamento WiMAX in un'area ben coperta dal servizio, permette di ottenere la velocità massima contrattualizzata indipendentemente dalla distanza dal punto di accesso. I dati vengono trasmessi nativamente in IP quindi non ci sono ulteriori rallentamenti. La velocità in upload è maggiore ed infine è possibile ottenere una banda minima garantita molto più ampia rispetto ad ADSL a parità di costi. Portare diversi mbit/s fino al cliente ha un costo considerevole per l'Internet Provider. Ad Intercom, un mbit/s di banda garantita al 100% consegnata alla sede del cliente costa in media 84,00€/mese. Questo costo comprende solo la banda nei punti di interconnessione, il costo degli apparati per il routing, i trasporti in fibra ottica e l'infrastruttura di distribuzione wireless. Non sono compresi i costi di gestione e manutenzione della rete, assistenza ai clienti, ignegnerizzazione dei servizi e il margine di utile, che andrebbero sommati. Per questo motivo il "Throttling" (da alcuni chiamato Fair Use, da altri con QOS, un termine più generico e apparentemente più innocuo) sta diventando un'operazione comune a molti Internet Provider. In cosa consiste questa pratica? Semplicemente nel limitare in qualche modo la velocità di accesso dei clienti con regole più o meno complesse, tipicamente rallentando i servizi che generano più volume come il file sharing peer to peer (e-mule, bit-torrent, ecc..) e successivamente, se necessario, anche gli altri. Il mio consiglio per aiutare gli Internet Provider a realizzare reti migliori, è di sceglierne uno di cui vi potete fidare, che faccia uso di una tecnologia innovativa (non xDSL), che vi garantisca delle prestazioni a livello contrattuale, cercando di abbonarvi al servizio che vi dia la più alta banda minima che potete permettervi (non date molta importanza a quella massima di picco). In questo modo darete un importante contributo che nel tempo vi tornerà sotto forma di reti sempre più prestazionali e accessi veloci, invece di trovarvi sorprese meno piacevoli come nel caso dei clienti di Telecom Italia (comunicato 1, comunicato 2). Trackbacks
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