[ Home ]MeSono vegetariano. Gestisco un ISP. Pratico molto sport. Volo in aliante. Programmo in Ruby. Sono ateo. Supporto Bitcoin Cash.
X: @paolo_aga DisclaimerQuello che scrivo in questo weblog appartiene alla mia sfera personale. Tutte le comunicazioni, i collegamenti e notizie sulle attività professionali non si devono ritenere ufficiali. CategorieArchiviAmministrazione |
Venerdì, 3 ottobre 2014L'ultima barzelletta di Renzi: "L'Italia si sta riprendendo"![]() Ora, senza essere esperti di economia, che cosa potrà mai succedere? Ma chi vuole più la loro cartaccia (anzi, presto non ti daranno nemmeno più la carta)? E poi la ciliegina sulla torta: tralasciamo il loro aspetto (qualcuno va dal parrucchiere e gli domanda: "fammi la faccia da pirla!"), non solo non smettono di sperperare i soldi pubblici, queste menti illustri sparano (non so da quale cavità corporea) norme, regole, obblighi e manovre assurde che complicano e ostacolano l'operatività di imprenditori e lavoratori autonomi, contribuiendo a portarci via sempre più soldi (chi le paga le commissioni sui pagamenti elettronici? Le imprese e i commercianti, ovviamente... e a chi vanno a finire? Alle banche, naturalmente, che poverine guadagnano solo cifre assurdamente alte grazie al credito allo 0,05% di cui usufriuscono ma che siccome sono bravi ci rigirano solo al 4,5% o più per farci un favore). Un esempio pratico (riguardante la mia attività) dei giochini simpatici (passati e prossimi) che i nostri governanti adorano inventarsi per passare il tempo: ![]() - La PEC (Posta Elettronica Certificata) che però può essere implementata solo dagli operatori che hanno dei requisiti improponibili. E le conseguenze si vedono: il numero di imprese che chiudono o se ne vanno all'estero aumentano sempre più velocemente. Situazioni come questa riescono a togliere entusiasmo anche a chi come me è veramente appassionato al proprio lavoro, e mi fanno farneticare sul blog. Martedì, 4 marzo 2014Il fallimento è una possibilità![]() Articolo originale di Andreas Antonopoulos, apparso sul suo blog personale il 2 Marzo 2014, tradotto con la collaborazione di Dusty per Il Portico Dipinto. Nel libero mercato, fallire è sempre una possibilità. Gli Stati Uniti hanno una cultura imprenditoriale molto fervida, dove milioni di persone avviano piccole attività, creano nuovi prodotti e inventano nuove tecnologie. Questa cultura, per le nuove imprese, comprende il concetto di poter fallire velocemente, in modo economico, facendo in modo che possa diventare utile, imparando dagli errori. Le culture che invece puniscono anche i fallimenti minori con vergogna, esclusione e disapprovazione non promuovono di certo l'imprenditoria perché impediscono la sperimentazione rendendola troppo rischiosa.Ultimamente gli Stati Uniti sono stati infettati dal mantra "fallire non è contemplato", una fallacia arrogante spacciata per ovvietà, che sostiene l'idea che il rischio può essere rimosso dalla vita, che la sicurezza al 100% e il controllo al 100% siano qualità reali e addirittura desiderabili. Coloro che cercano di eliminare la possibilità di fallire, per rendere meno rischiosi i sistemi finanziari, portano conseguentemente ad un aumento della probabilità di fallimenti impressionanti. Eliminando la possibilità di fallire in modo rapido e poco doloroso, amplificano il rischio ed aprono le porte a fallimenti enormii e costosi su tutti i fronti. Negli anni '70, gli Stati Uniti hanno sviluppato delle regole forestali che promettevano il 100% della prevenzione degli incendi boschivi. Chiamiamo queste regole "incendio non contemplato". Questi regolamenti hanno portato alla soppressione sistemica di tutti i piccoli roghi causando dei forti squilibri nell'ecosistema, dove gli incendi ormai non solo sono possono accadere, bensì sono diventati un vero disastro. Sappiamo che l'incendio è una parte naturale del ciclo vitale dei boschi. Senza incendi le foreste si sviluppano troppo, trasformandole in una fonte di incendi ben più grandi e caldi. Quando un incendio divampa in questi boschi gestiti dove i roghi sono stati soppressi per anni, esso brucia così intensamente che il calore generato fonde il terreno, vetrificandolo. I piccoli incendi che avrebbero permesso ad alcuni alberi di sopravvivere sono diventati talmente catastrofici da spogliare le colline e spazzare via l'intero ecosistema. Il nostro sistema finanziario è diventato come un bosco mal gestito, che fa accrescere al suo interno la probabilità di un incendio devastante. Il capitalismo e l'innovazione imprenditoriale coinvolgono il rischio, in quanto componente fondamentale dell'evoluzione dell'impresa. Quando le aziende possono fallire, le loro risorse vengono riallocate nel mercato, proprio come un fuoco che converte il sottobosco in fertilizzante per la generazione successiva di alberi. Se alle aziende viene impedito di fallire e vengono assistite per mantenere l'illusione di solvibilità, marciscono sprecando sempre più risorse e incrementando ulteriormente i rischi. Alla fine i salvataggi devono essere seguiti da salvataggi ancor più grandi ed infine ricapitalizzazioni forzate[fn]Bail-in: http://en.wikipedia.org/wiki/Bail-in#Bailout_vs._bail-in[/fn], finché il meccanismo che conduce al "troppo grande per fallire" diventa "troppo grande da salvare" e l'economia subisce una catena devastante di fallimenti. La limitazione dei rischi aumenta il rischio di fallimento e trasforma il rischio localizzato in un rischio sistemico. Impedendo i piccoli incendi, si otterrà un incendio di proporzioni enormi che vetrifica il terreno. A fine Febbraio, l’exchange Mt.Gox, nonostante avesse ogni sorta di problemi da fin troppo tempo, è fallito. È ancora troppo presto per sapere cosa è successo esattamente e cosa succederà prossimamente, ma posso fare alcune previsioni: Mt.Gox non verrà salvato. I concorrenti di Mt.Gox non sarano obbligati a tassare i loro clienti per supportare i clienti e gli investitori di Mt.Gox. La moneta bitcoin non verrà inflazionata per facilitare il mantenimento dell’operativitià di Mt.Gox. Mt.Gox non riceverà prestiti allo 0% per 5 anni, sconvolgendo gli incentivi dell’intero mercato. Gli altri exchange di bitcoin non avranno alcun interesse a cercare di ottenere questi prestiti allo 0% invece di ingegnarsi ed innovare. Mt.Gox non potrà acquisire aziende più piccole per gonfiare il bilancio e nascondere le perdite e non verrà acquisito da un exchange più grande grazie a prestiti fatti dai minatori per nascondere la sua insolvenza. I dirigenti di Mt.Gox non verranno premiati creando nuovi bitcoin e con nuove tasse. Mt.Gox non godrà di una moratoria per le sue malefatte perché sono troppo importanti per poter essere processati. Mt.Gox non diventerà sempre più grande e sempre più insolvente in futuro. Probabilmente alcune delle persone coinvolte finiranno in carcere. I suoi dirigenti non verranno invitati a Davos per festeggiare con i governanti. No, queste sono cose che accadono regolarmente nell’economia “reale” dove l’eliminazione del rischio è l’ultima moda, ed l’essere “troppo grandi per fallire” diventa “essere troppo grandi per andare in galera”. Mt.Gox semplicemente fallirà. Fallirà in modo isolato, in un modo che non creerà fallimenti sistemici. Possiamo e dobbiamo dispiacerci per le perdite e le tragiche conseguenze che hanno subito i clienti di Mt.Gox, ma non c’è da dispiacersi per il suo fallimento. Non è un fallimento di Bitcoin come moneta o un fallimento del capitalismo. Questo è proprio il modo in cui deve funzionare il capitalismo. Il fatto che un tale fallimento ci sembra strano e sgradevole ci mostra solo quanto ci siamo allontanati dalla vera competizione e dal capitalismo, facendoci tentare dalle belle promesse dell’abbandono del rischio. Nel mondo Bitcoin almeno, il fallimento è una possibilità. Far fallire Mt.Gox è una cosa buona e non potrà che rendere Bitcoin più forte. Fa paura avere gli occhi aperti, ma è meno pericoloso che tenerli completamente chiusi cullandosi nella delirante illusione del capitalismo privo di rischi. Il fallimento porta con sé il rischio ma anche innnovazione e terreno fertile per una nuova crescita. Bentornati nel libero mercato, dove il fallimento è sempre una possibilità concreta. Venerdì, 14 febbraio 2014Metto da parte bitcoin e no, non ne do a nessuno!![]() Articolo originale di Daniel Krawisz, apparso su The Mises Circle il 12 Febbraio 2014, tradotto con la collaborazione di Dusty per Il Portico Dipinto. Introduzione, a cura di Dusty: Un argomento che compare spesso parlando di Bitcoin è che sarebbero "troppo cari", o che la gente li tiene da parte invece di spenderli, e che questo fatto ne limita la diffusione. Ma in realtà la cosa è esattamente al contrario: se in pochi anni Bitcoin è passato dall'essere uno strano gioco di crittografia per pochi appassionati a far parlare di se sulle prime pagine dei giornali finanziari è proprio dovuto al fatto che molte persone, ritenendo fosse prezioso, hanno pensando di trattarlo come tale, e quindi custodire gelosamente le loro monetine elettroniche invece che regalarle o svenderle. Questo ha permesso che diventassero preziose, e di conseguenza ha permesso a Bitcoin di essere utile come sistema di pagamento. Infatti, siccome il numero di Bitcoin è limitato, un loro basso valore non permette di sostenere vendite ed acquisti di grandi entità, cioè quelli che normalmente avvengono nel mondo tutti i giorni, ad esempio in borsa, tra banche, nel commercio di materie prime, metalli preziosi, petrolio etc. Maggiore è il valore di un singolo bitcoin, più facile è trovare qualcuno che lo vuole vendere, e quindi più è facile spostare cifre di grande entità, cioè più è utile come mezzo di scambio. Ce lo spiega in maniera scherzosa Daniel Krawisz, in un articolo pubblicato su The Mises Circle. Accumulo bitcoin e no, non ne do a nessuno! Eh, questi fastidiosi risparmiatori! Si capisce a chi mi sto riferendo: quelli che non usano i loro bitcoin perché pensano che varranno molto di più in futuro. Ma come facciamo a convincere le aziende ad accettare bitcoin se nessuno li vorrà spendere? Dobbiamo far sentire in colpa coloro che li accumulano per far si che possano supportare i negozianti! Questo articolo spiega perché questo modo di ragionare è sbagliato. Se vendi Bitcoin, non devi “vendere i bitcoin”! Sono sicuro che avrai già sentito una storia simile: “Sto parlando a tutti i negozianti locali di bitcoin e di quanto sia affascinante! Me nessuno di loro vuole essere pagato in bitcoin! Perché a loro non piace?” Pensiamoci per un minuto. Stai essenzialmente dicendo al negoziante: “Hey, guarda questa cosa bellissima di cui mi voglio liberare! Dovresti darmi in cambio qualcosa!”. Non sembra un granché come presupposto. Perché il commerciante dovrebbe desiderare qualcosa che tu, apparentemente, non vuoi? Se vorresti veramente far si che inizi ad accettare bitcoin spontaneamente, chiedigli: “Veramente accetti questi soldi di carta senza valore? Bene, perché non avrai neanche un satoshi da me!”. Questo fargli pensare che per te i bitcoin hanno valore. Oppure potresti dire ai tuoi negozianti locali che vorresti poter spendere contanti nei loro negozi e ottenere il resto in bitcoin, e che per te quello sarebbe il negozio ideale dove vorresti fare acquisti. Quando il negoziante in futuro dirà: “Non lo farò più, vorrei che tu mi pagassi in bitcoin!”, saprai che sarà diventato un vero risparmiatore. Sono i risparmiatori che danno il valore ai bitcoin. Il prezzo dei bitcoin dipende dalla gente che li tiene, non da quella che li spende. Ogni passo in avanti nella crescita di bitcoin avverrà attraverso altri risparmiatori e non dagli spendaccioni. Le aziende che possono essere coinvolte sono limitate dal valore dell’intera economia. Con un tetto massimo di due o tre miliardi di euro, bitcoin può essere usato da molte piccole imprese ma non per il commercio internazionale di petrolio: sarebbe necessario che sia decine di volte più costoso per questo, e può accadere soltanto se il desiderio delle persone di accumulare bitcoin aumenta rispetto al desiderio di spenderli. Chi desidera che bitcoin diventi popolare non dovrebbe mai volere che il suo prezzo scenda: dovrebbe desiderare che sempre più persone cerchino di conservarli. A volte il prezzo di un bitcoin cresce più velocemente del suo vero potenziale, ma questo è solo un effetto collaterale del suo successo fenomenale. Un bene il cui prezzo aumenta velocemente quanto i bitcoin è vittima di scossoni e manie durante la sua crescita perché diventa difficile distinguere il vero incremento di valore dalla speculazione a breve termine. Avrebbe davvero senso preferire una strada alternativa per i bitcoin, nella quale il prezzo sarebbe aumentato in modo sufficientemente lento da non sviluppare alcuna mania? Non vedo come possa essere desiderabile. Più velocemente cresce bitcoin, più le sue conquiste saranno complete e decisive, e più sarà difficile per i suoi nemici reagire. Chi ha bisogno dei commercianti dunque? Uno degli aspetti più intriganti di Bitcoin consiste nel fatto che è talmente semplice effettuare pagamenti che diventa allettante utilizzarlo pur di evitare la scocciatura di usare i contanti. Uno dei modi per gestire questo problema è quello di abituarsi a chiedere degli sconti sui prezzi quando viene effettuato un pagamento in bitcoin. Ciò ha perfettamente senso perché il negozio non solo riduce i costi di gestione usandoli al posto del contante: otterrebbe anche un bene intrinsecamente superiore. I risparmiatori sono più importanti dei commercianti. Se un ristorante al centro cominciasse ad accettare pagamenti in bitcoin, non sarebbe sufficiente come incentivo per comprare più bitcoin. Perché qualcuno dovrebbe preoccuparsi di comprarli quando potrebbe usare più comodamente la carta di credito? Se riesci a convincere un commerciante ad accettare esclusivamente bitcoin e non più i contanti, mi stupirei. A meno che un commerciante non offrisse qualcosa che non si può comprare con gli euro, od almeno offrisse uno sconto, aiuterebbe Bitcoin per il solo fatto di incoraggiarne il risparmio. Se convertisse immediatamente in euro i bitcoin ricevuti dai pagamenti, e se i suoi clienti li ricomprassero per spenderli al suo negozio subito dopo, entrambi non avrebbero alcun effetto sulla richiesta di bitcoin. Il vero eroe è il risparmiatore dietro le quinte che compra i bitcoin dal commerciante e lo mette nelle condizioni di convertire i propri pagamenti in euro. L’avidità è tua amica! I bitcoin non possono essere spesi se non vengono prima comprati, per cui l’utilizzo di bitcoin come mezzo di scambio dipende da coloro che desiderano aumentare i propri averi, ad esempio i risparmiatori. Senza di loro non potrebbe esserci alcun commercio in bitcoin. Inoltre è controproducente provare a convertire i risparmiatori in spendaccioni. Non c’è alcun motivo per cui qualcuno dovrebbe spendere i propri bitcoin nel breve periodo. Se tutti provassero ad accumularli, il prezzo salirebbe fino al punto da invogliare qualcun altro a venderli. A differenza di un titolo (per esempio delle azioni), di solito le valute aumentano la loro utilità in proporzione al loro valore totale di mercato: un’azione infatti ha più valore se costa poco rispetto ai beni dell’azienda su cui è basata. Al contrario, una valuta che ha una maggior richiesta, e quindi un maggior valore totale di mercato, è sicuramente migliore. Una valuta più costosa è anche più facile da vendere, rendendola un miglior mezzo di scambio. Più si conserveranno i bitcoin, più diventeranno validi come mezzo di scambio. Il successo di Bitcoin risulta, in un certo senso, una profezia che si auto-avvera. Credere in bicoin migliora la rete finché le persone sosterranno la loro fiducia comprandone e mettendone da parte sempre di più. Più la gente sarà avida di bitcoin, maggiori saranno le possibilità di successo. Non bisognerebbe mai incoraggiare le persone a spendere di più, bisognerebbe fare in modo che siano tutti il più avidi possibile! ![]() Benvenuti, risparmiatori! Dai sfogo al risparmiatore che c’è in te, ma non rinunciare alle tue necessità. Liberalo e negozia con lui. Immagina come sarebbe se potesse sedersi sul tuo mucchietto di bitcoin. Non sembra estremamente felice? Lascialo rotolare tra i tuoi bitcoin. Non sembra così carino mentre studia la sua copia di “la rivolta di Atlante”? 2. Osserva com’è contento di nasconderlo in cantina. Ora lascia la sua avarizia scorrere su di te. Lasciala penetrare nella tua pelle. Lascia crescere le tue unghie come artigli! Serra bene i denti e lascia che il tuo viso assuma un’espressione bramosa. Voglio sentirvi sorridere! Non è stato meraviglioso? L’economia di bitcoin alla fine ti ringrazierà! Domenica, 2 febbraio 2014Le vere casalinghe di Wall Street
Ovvero: guardate un po' chi guadagna dai piani di salvataggio.
Articolo originale di Matt Taibbi, apparso sull'edizione del 28 Aprile 2011 della rivista americana Rolling Stone, tradotto con la collaborazione di Dusty per Il Portico Dipinto. ![]() Perché Wall Street non è già in carcere? Molti Americani sono al corrente di quel bilancio. Quello che non sanno è che esiste un altro bilancio, all'incirca della stessa portata, che viene mantenuto completamente segreto. Dopo il crollo finanziario del 2008 è cresciuto a dimensioni mostruose, per colpa degli interventi del governo con l'intento sbloccare i mercati del credito, distribuendo migliaia di miliardi alle banche e ai fondi speculativi privati. Grazie ad una pletora di piani di salvataggio contorti e dai nomi composti da acronimi incomprensibili, il bilancio segreto ha raggiunto dimensioni talmente grandi da poterlo paragonare a quello ufficiale: un fiume di denaro che scorre dalla Federal Reserve (o più brevemente Fed, la banca centrale americana) verso destinatari che non sono scelti nè dal presidente nè dal Congresso, bensì distribuito da vari funzionari della Fed con metodologie apparentemente senza senso nè criterio. In seguito ad un atto del Congresso che ha obbligato la Fed ad aprire i suoi registri del periodo dei "salvataggi", questo bilancio non ufficiale diventò per la prima volta, almeno in parte, di dominio pubblico. I membri del Senato e della Camera ai quali, da quasi un secolo, sono state respinte le domande poste alla Fed su come fossero spesi e distribuiti i soldi, stanno ora studiando oltre 21 mila transazioni e scoprendo una lunga serie di follie oltraggiose. Sembrerebbe che qualcuno avesse steso una lista di ogni individuo sulla terra che non avesse bisogno di aiuti finanziari dal governo degli Stati Uniti e gli avesse consegnato le chiavi del tesoro pubblico. La Fed inviò miliardi di dollari in aiuto alle banche in posti quali il Messico, il Barhain e la Bavaria, altri miliardi a un'ondata di case automobilistiche Giapponesi, più di due mila miliardi di dollari in prestiti a Citigroup e Morgan Stanley e altri miliardi a una serie di milionari e miliardari minori risiedenti alle isole Cayman. Warren Gunnels, un collaboratore del Senatore Bernie Sanders del Vermont disse: "Siamo rimasti letteralmente a bocca aperta, leggendo questi documenti. Ogni transazione è scandalosa". La grande opportunità di Wall Street. Se si vuole capire bene a cosa si riferisce e cosa coinvolge questo "bilancio nero", è sufficiente osservare a chi viene consegnato il denaro dei contribuenti: a una singola azienda con un nome apparentemente innocuo, la Waterfall TALF Opportunity. A prima vista il giro di affari della Waterfall non sembra enorme: solo nove prestiti per un totale di circa 220 milioni di dollari, ottenuti tramite un piano di salvataggio della Fed. Non è molto, considerando che la Goldman Sachs ha ricevuto prestiti dalla Fed per quasi 800 miliardi di dollari, ma ad un esame più approfondito, la Waterfall TALF Opportunity vanta un paio di nomi interessanti tra i suoi principali investitori: Christy Mack e Susan Karches. Christy è la moglie di Jonh Mack, il presidente della Morgan Stanley. Susan è vedova di Peter Karches, un caro amico dei Macks che ha ha lavorato in qualità di presidente della divisione per gli investimenti bancari alla Morgan Stanley. Nessuna delle due donne sembra avere una particolare storia nel mondo degli affari, a parte qualche piccola attività umanitaria ma, ciò nonostante, la Federal Reserve ha assegnato loro dei prestiti a tassi di interesse estremamente bassi per più di 220 milioni di dollari attraverso un contorto piano di salvataggio che ha praticamente garantito alla Waterfall parecchi milioni di guadagni, esenti da rischi. Il nome tecnico del piano di cui Mack e Karches hanno approfittato è "TALF", abbreviazione di "Term Asset-backed securities Loan Facility" (infrastruttura di prestito a termine di titoli coperti da beni). L'aiuto federale che hanno ricevuto, in realtà ricade sotto una categoria più ampia di iniziative di salvataggio, progettata e messa a punto da Ben Bernanke (capo della Federal Reserve) e dal tesoriere Timothy Geithner, che chiamiamo "dare a persone già oscenamente ricche ondate di denaro senza proprio alcun dannato senso". Vediamo ora come funziona il bilancio nero e come si presenta il benessere per i ricchi. Nell'Agosto 2009, John Mack, ai tempi amministratore delegato della Morgan Stanley, prese una decisione interessante. Nonostante avesse uno stipendio relativamente piccolo, di soli 800 mila dollari, si rifiutò di assegnare a se stesso un bonus, nel bel mezzo della crisi finanziaria. Però si comprò uno splendido bene immobiliare: una casa storica di 107 anni, costruita con rocce calcaree e completa di autorimessa con 12 posti auto, situata nella parte nord-est di New York (e più precisamente in Manhattan), appena venduta dalla prestigiosa famiglia Mellon per 13.5 milioni di dollari. Mack doveva possedere una grossa somma di denaro per concludere l'affare, ma probabilmente è stato aiutato da sua moglie Christy, che sembrerebbe aver comprato la casa insieme a lui. I Macks sono una coppia interessante. John è un libanese-americano soprannominato "Mack il coltello" per la sua leggendaria passione nel licenziare le persone, ha uno dei volti più noti di Wall Street e assomiglia ad una patata al forno raggrinzita e mezza bruciata, con un paio di ferri di cavallo pelosi per sopracciglia. Christy è sottile, bionda e ricca: una sorta di Sunny Von Bulow ancora in vita e con degli hobby. La sua grande passione umanitaria è un talento nella medicina alternativa. Ha raggiunto il livello di maestra Reiki, la pratica Giapponese di curare tramite l'imposizione delle mani. L'unico altro aspetto degno di nota che la riguarda è che sua sorella è stata sposata con Charile Rose. Se cercassimo una coppia di persone alle quali evitare di assegnare una enorme somma di denaro, sarebbero proprio loro. Eppure la Fed lo ha fatto! Solo due mesi prima di comprare la loro fantasiosa casa-autorimessa in Manhattan, i Mack e la loro amichetta Susan, lanciarono l'operazione di investimenti chiamata Waterfall TALF. Nessuno di loro sembrava avere alcun genere esperienza in ambito finanziario, a parte la propensione di Susan nel dilettarsi con i cavalli da corsa purosangue. Ma con un investimento iniziale di 15 milioni, ricevettero 220 milioni di dollari dalla Fed, molti dei quali vennero impiegati per offrire i prestiti agli studenti e per fornire mutui commerciali. I prestiti vennero impostati in modo da consentire a Christy e Susan di trattenere il 100% dei guadagni sugli affari mentre la Fed e il Tesoro (leggi: i contribuenti) avrebbero subito il 90% delle perdite. Considerato come una parte di un piano di salvataggio apparentemente progettato per aiutare la gente comune rilanciando i finanziamenti ai consumatori, gli affari furono un classico investimento del tipo "testa: vinco io, croce: perdi tu". Come ha fatto il governo ad affrontare una crisi finanziaria causata dal collasso della bolla sui mutui residenziali, dando alle mogli di una coppia di pezzi grossi della Morgan Stanley un'enorme quantità soldi praticamente gratis per fare degli investimenti essenzialmente privi di rischio in prestiti agli studenti e immobili commerciali? La risposta è: per gradi. La storia del periodo dei salvataggi, somiglia a uno di quegli orribili film su quello che succede quando un'ossessione da lungo tempo latente procede incontrollata: Tom, il vicino di casa spione, guarda attraverso alcune fineste del bagno. Visto che non viene scoperto decide di intrufolarsi e rubare un paio di mutande. Il passo successivo sarà di andare nelle città vicine a rapire ragazze pon-pon caricandole su un furgone e recludendole in una cella ricavata nello scantinato di casa. Con i piani di salvataggio è successa la stessa cosa. Hanno cominciato da affari piccoli, usando pochi miliardi di dollari pubblici per risollevare aziende realmente insolventi come la Bear Stearns e la AIG, per arrivare poi a TARP e altri piani, pensati per prevenire i fallimenti bancari e liberarsi dei titoli fallimentari, basati sui mutui edilizi, che furono una delle cause principali della crisi finanziaria. In breve tempo la Fed iniziò a comprare ogni investimento poco profittevole di Wall Street, anche quelli che non erano a rischio di fallimento: prestiti per immobili commerciali, prestiti collegati alle carte di credito, prestiti per le automobili, prestiti per gli studenti e addirittura prestiti della Small Business Administration (l'agenzia governativa che supporta imprenditori e piccole attività). Quello che incominciò come uno sforzo mirato a tamponare il sanguinamento in alcuni punti problematici specifici, si trasformò in un delirio irrazionale. Barry Ritholz, autore di Bailout Nation disse: "Soldi gratis in cambio di nulla. Compriamo i rottami di cui non potrai liberarti altrimenti". L'impeto di questa improvvisa e frenetica espansione dei salvataggi fu una magistrale truffa perpetrata dai dirigenti di Wall Street. Quando i soldi iniziarono ad arrivare dalla Federal Reserve, i dirigenti cominciarono a lamentarsi con i loro amichetti della Fed, sostenendo improvvisamente di sentirsi impauriti ad investire in qualsiasi cosa: prestiti per gli studenti, rate per le auto, quant'altro, a meno che i loro guadagni non furono garantiti dallo stato. William Black, un ex regolamentatore della banca federale che ora insegna economia e legge all'università del Missouri disse: "Avete mai visto una partita di calcio, dove il calciatore rotola sei volte sul terreno per far ottenere un'ammonizione? Successe la stessa cosa. A chi ha il controllo e le conoscenze fanno fare affari a sbafo, sempre che siano bravi a piagnucolare". Qui è dove entra in gioco la TALF. Creata subito dopo l'elezione di Barack Obama nel Novembre del 2008, la scusa apparente per il piano fu di stimolare il credito ai consumatori, che si era prosciugato in mezzo alla crisi finanziaria. Invece di finanziare direttamente i consumatori, acquirenti di auto, utilizzatori di carte di credito e studenti (sarebbe stato socialismo!), la Fed ha distribuito mille miliardi di dollari a banche e fondi speculativi, a interessi prossimi allo zero. In altre parole, il governo prestò i soldi dei contribuenti agli stessi stupidi responsabili della crisi, in modo che potessero a loro volta prestare quei soldi sul mercato praticamente senza rischi ed ottenendo enormi guadagni. E non è finita, c'è dell'altro! Uno degli aspetti chiave del TALF è che la Fed fornisce queste sovvenzioni usando ciò che viene chiamato "prestito senza ricorso". In questo modo se la Fed non venisse ripagata, non è un grosso problema. Ecco un esempio che ne spiega il meccanismo: l'agente del fondo speculativo ottiene un prestito di 100 milioni di dollari dalla Fed per comprare a sua volta prestiti pessimi, che vengono trasferiti alla Fed come garanzia. Se l'agente decide di non ripagare quei 100 milioni, la Fed trattiene il suo ammasso di titoli inutili e dichiara il pareggio dei conti. Si tratta di un'occasione unica nella vita. Pensiamoci bene: ci si fa prestare milioni, si comprano un po' di titoli ignobili e si ripongono nei libri contabili della Fed. Se i titoli perdono, li si lasciano nelle braccia della Fed e i contribuenti subiscono la perdita. Ma se guadagnano bene, si possono riprendere ripagando il prestito della Fed ottenuto a tassi ridicoli. Black disse inoltre: "Fa ricordare quel ragazzo matto nelle pubblicità che correva in giro ricoperto da banconote gridando 'il governo vi regala i soldi!'. Per quanto fosse assurdo, questa situazione lo rende realistico!". Questo sistema, in cui milionari e miliardari scommettono su montagne di titoli pericolosi sfruttando indirettamente i contribuenti che se ne assumono quasi tutti i rischi, è il motivo per cui è assolutamente prematuro per Wall Street dichiarare che i salvataggi hanno portato dei guadagni al governo. È impossibile fare questa assunzione finché non arriverà il conto finale sui tutti i titoli azzardati che sono stati finanziati tramite i piani di salvataggio elargiti senza ritegno. Nel caso della Waterfall TALF Opportunity, ecco quello che sappiamo: la società è stata fondata nel Giugno 2009 con 14.87 milioni di dollari di investimento iniziale, soldi che probabilmente arrivavano da Christy Mack and Susan Karches. Le due mogli di Wall Street hanno poi usato i 220 milioni di dollari ottenuti dalla Fed per comprare dei titoli, tra cui un grosso lotto di mutui commerciali gestiti da Credit Suisse, una società di cui John Mack è stato il dirigente. Questi titoli erano stati valutati 253.6 milioni di dollari, anche se la Fed si rifiuta di spiegare come si è arrivati ad una tale stima. Ed ecco la cosa interessante: di questi 220 milioni di dollari che le due donne hanno avuto dalla Fed, ancora 150 non erano stati ancora rimborsati ad Agosto 2011, il che implica che i contribuenti stanno ancora pagando quello che le due spose hanno comprato con il loro shopping pazzo, finanziate dal governo. La gente non ha modo di sapere quanto Christy Mack e Susan Karches hanno guadagnato da queste transazioni perché la Fed ha ripetutamente declinato la richiesta di informazioni riguardo al modo con cui ha valutato i singoli titoli acquistati in programmi come il TALF. Nell'accordo Waterfall, ad esempio, sappiamo che la Fed si è impegnata per circa 14 milioni di dollari per dei titoli denominati "Credit Suisse Commercial Mortgage Trust Series 2007-C2", ma questo dato è inutile senza sapere quanti di questi titoli sono stati acquistati. Sarebbe come dire che la Fed ha dato 14 milioni di dollari a Waterfall per comprare automobili. Waterfall ha pagato 5000 dollari per ogni auto, oppure 500.000? Non ne abbiamo idea. Gary Aguirre, un ex funzionario della SEC, licenziato anni fa per aver cercato di interrogare John Mack riguardo a un caso di insider trading disse: "Non c'è modo di validare od invalidare il processo della Fed per il TALF senza queste informazioni". ![]() Christy Mack e Susan Karches non hanno risposto alla richiesta di commenti riguardo questo articolo. Ma anche con le informazioni incomplete riguardo i mutui che hanno avuto dalla Fed, sappiamo che TALF non è stato l'unico programma con cui sono stati elargiti soldi facili a Wall Street. Durante la crisi finanziaria la Fed ha regolarmente inviato miliardi di dollari a grosse banche sotto forma di mutui "di emergenza" a tassi prossimi allo zero. Molte di queste banche non hanno fatto altro che prendere questi soldi ed usarli per comprare buoni del tesoro che garantivano tassi molto più alti. In pratica hanno rifatto un mutuo al governo, ma con un tasso maggiore. Un collaboratore del Congresso che studiò queste transazioni disse: "Le persone si chiedono come siano stati ripagati questi finanziamenti, ma quando lo stato fornisce prestiti allo 0% e le banche lo rigirano allo stato al 3%, che differenza c'è rispetto a regalare direttamente i soldi ai ricchi?". Questo tipo di accordi sono stati l'essenza dei salvataggi e della montagna di denaro ad interessi prossimi allo zero che è stata fornita a società in bancarotta e che grazie a queste operazioni si sono trasformate in mostruose macchine da profitto. Nel 2008 e nel 2009, mentre Christy Mack era occupata a prendere il suo piccolo mutuo TALF da 220 milioni di dollari, la banca di suo marito si è arraffata mutui "di emergenza" dalla Fed per 2 mila miliardi di dollari. Nello stesso periodo Goldman ha avuto in prestito circa 800 miliardi di dollari. Poco dopo le due banche hanno riportato un profitto annuale combinato di 14.5 miliardi di dollari. Per quanto potesse sembrare completamente folle prestare alle banche denaro quasi allo 0% e poi farselo riprestare al 3%, si potrebbe almeno sostenere che questa politica ha aiutato le società americane fornendo alle banche più denaro da prestare. Ma come spiegare allora quell'altro mucchio di operazioni commerciali che ora il congresso sta esaminando? Ad esempio l'enorme acquisto da parte della Fed di titoli di case automobilistiche come BMW, Volkswagen, Honda, Mitsubishi e Nissan? Oppure i quasi 5 miliardi di credito facile che la Fed ha elargito a Toyota e Mitsubishi? Certo, alcune di queste aziende hanno fabbriche e concessionari negli USA, ma ha veramente senso regalare soldi a loro nello stesso momento in cui si chiede ai contribuenti di salvare la Chrysler e la General Motors? Si potrebbe definire folle un piano per il quale si finanzia la concorrenza delle stesse aziende che si sta cercando di salvare. Ma ci sono anche altri piani di salvataggio che non hanno veramente senso. I repubblicani non tollerano che vengano finanziati programmi per l'assistenza sanitaria e per la scuola ad immigrati messicani illegali. Ed allora perché la Fed fornisce 9.6 miliardi di dollari di mutui alla banca centrale messicana? Come si spiegano i 2.2 miliardi di dollari di mutui erogati alla Korea Development Bank, la più grande banca statale della Corea del Sud, il cui unico scopo è quello di promuovere lo sviluppo del loro paese? E nel momento in cui l'America sta prendendo prestiti dal Medio Oriente ad interessi del 3%, perchè la Fed ha esteso a 35 miliardi di dollari i mutui alla Arab Banking Corporation del Bahrain a tassi che arrivano allo 0.25%? Ancora più inquietante è il fatto che il principale azionista della banca del Bahrain non è altro che la banca centrale della Libia, che detiene il 59% delle operazioni. In effetti, la banca del Bahrain ha appena ricevuto un'esenzione speciale dal Ministero del Tesoro USA per impedire che i suoi beni vengano congelati così come predisposto dalle sanzioni economiche. È proprio così: Gheddafi ha ricevuto più di 70 mutui dalla Federal Reserve, assieme alle mogli di Wall Street. Forse il risvolto più irritante di tutte queste operazioni è il fatto che centinaia di milioni di dollari della Fed sono stati dati a fondi speculativi ed altri investitori con indirizzi alle isole Cayman. Molti di questi indirizzi appartengono a società di affiliazione americana, compresi personaggi di spicco di Wall Street come Pimco, Blackstone e... Christy Mack. Si, anche la stessa Waterfall TALF Opportunity è una azienda estera. Una cosa è che la Fed si giri dall'altra parte per far finta di non vedere come i grossi nomi di Wall Street evadono le tasse registrando le proprie aziende d'investimento alle isole Cayman. Ma sovvenzionare l'evasione fiscale? Fornirgli un salvataggio federale? È veramente assurdo! Mentre gli USA si accingono ad un nuovo round di battaglie politiche lunatiche su quale striminzito programma sociale o agenzia federale assolutamente necessaria deve sacrificare il suo budget in maniera permanente in modo che i miliardari possano continuare a permettersi il terzo yacht, è importante accorgersi che i soldi non mancano di certo in determinati settori dell'universo della spesa pubblica. Nei prossimi mesi, quando si vedranno le marionette repubblicane giocare la commedia secondo la quale per risolvere il problema del deficit americano è necessario far passare leggi per limitare il numero di fotocopie o per tagliare i già piccoli budget della radio nazionale o della SEC, ricordiamoci di Christy Mack e della sua stravagante villa. Loro non stringono la cinghia, hanno semplicemente un pasto gratis che non finisce mai. Martedì, 28 gennaio 2014C'è riciclaggio e Riciclaggio ...![]() La giustizia americana sostiene che Shrem non abbia rispettato le regole AML (anti-money laundering) denunciando alle autorità l'attività di Robert Faiella (conosciuto come BTCKing), il quale pare abbia venduto dei bitcoin per un valore totale di circa un milione di dollari ad alcuni utenti di Silk Road (un sito di e-commerce anonimo, senza regole) che a loro volta li avrebbero usati cercando di comprare droga e altri beni illegali. La HSBC tra il 2001 e il 2010 ha riciclato almeno ottocento milioni di dollari provenienti dallo spaccio di cocaina, l'ha ammesso, si è scusata e non hanno arrestato nessun banchiere, responsabile, manager o consigliere perché come conseguenza si sarebbe incrinata la fiducia nel sistema finanziario (fonte). E cosa dire invece della Federal Reserve che, al congresso americano del 6 Maggio 2009, ha risposto di non sapere dove hanno speso nove milioni di miliardi (9.000.000.000.000.000) di dollari (fonte - video)? Nel video l'ispettore generale (Elizabeth Coleman) evita di rispondere, dicendo che lei non è responsabile a farlo (ma se non lo è lei in qualità di ispettore, chi lo è?). Lascio a voi le conclusioni... Domenica, 22 dicembre 2013Una spiegazione semplice su come le banche spostano il denaroTraduzione dell'articolo di Richard Gendal Brown pubblicato il 24 Novembre 2013. Recentemente su Twitter sono circolati moltissimi messaggi riguardanti una singola transazione di circa 150 mila Bitcoin, equivalenti a oltre 147 mila dollari, avvenuta il 23 novembre. I vari tweet/retweet recitavano tutti più o meno: "Transazione da $147m suscita mistero e speculazioni". Ci furono molti commenti riguardanti quanto sarebbe stata costosa o difficile un'operazione simile nel sistema bancario tradizionale, che potrebbe benissimo essere vero, ma è stato evidenziato anche un altro aspetto: quasi nessuno comprende il funzionamento dei sistemi di pagamento. E più precisamente: se si effettua un bonifico ad un fornitore o un pagamento ad un amico, come transitano i soldi dal proprio conto al loro? In questo articolo cercherò di spiegare in parole povere le basi del funzionamento di questo sistema, sperando di non semplificare troppo. Prima di tutto stabiliamo dei punti di partenza. La cosa più importante che dobbiamo comprendere sui depositi bancari è il debito. Quando si danno i soldi ad una banca, non viene creato un vero deposito. Non esiste un barattolo contenente il denaro, etichettato con il proprio nome. Quello che avviene realmente è l'aver prestato quei soldi alla banca. Diventa un loro debito. Ecco perchè diciamo che i nostri conti sono in credito: la banca ha aumentato il credito nei nostri confronti. Allo stesso modo, se si prelevasse una quantità di denaro maggiore al credito effettivo, la somma eccedente diventa un nostro debito, e un loro credito. Per capire cosa succede quando vengono spostati i soldi, è importante comprendere che ogni conto può essere visto in questi due modi. Pagare qualcuno che possiede un conto sulla stessa banca. Incominciamo con il caso più semplice. Immaginiamo che Alice abbia un conto su una banca, ad esempio Barclays. Alice deve pagare £10 ad un amico, Bob, ed anche lui utilizza Barclays. Pagare Bob è semplice: Alice fornisce istruzioni alla banca, addebitando i fondi dal suo conto ed accreditando £10 sul conto di Bob. L'operazione avviene elettronicamente sui sistemi informatici della Barclays ed è tutto estremamente semplice. Nessun soldo viene inviato o ricevuto dalla banca, viene solo aggiornato il bilancio dei loro conti. La banca avrà £10 di credito in meno verso Alice e £10 di credito in più verso Bob. Il bilancio rimane in pareggio e le operazioni rimangono all'interno: possiamo dire che la transazione è fissata sui libri contabili della banca. Le uniche figure coinvolte sono Alice, Bob e Barclays. Cosa succede se si paga qualcuno ad una banca differente? Qui è dove le cose diventano interessanti. Immaginiamo che Alice debba pagare Charlie, che ha un conto sulla banca HSBC. Ora c'è un problema: è semplice per la Barclays ridurre il suo credito nei confronti di Alice di £10, ma come possono convincere HSBC a incrementare il credito di Charlie di £10? Perché HSBC dovrebbe accettare di essere in debito di £10 in più rispetto a prima? Non sono un'ente di carità. La risposta è, ovviamente, che se vogliamo che la HSBC conceda a Charlie un credito maggiore, essa dovrà corrispondere a qualcun altro una somma minore. Chi dovrebbe essere questo "qualcun altro"? Non può essere Alice: non ha alcun rapporto con la HSBC. Per eslcusione, l'unico interlocutore rimasto è la Barclays. E qui arriva il primo colpo di scena. Cosa succederebbe se la HSBC avesse un conto sulla Barclays e la Barclays ne avesse uno sulla HSBC? Potrebbero mantenere dei bilanci reciproci e aggiornarli in modo da far funzionare il tutto. Ecco come si potrebbe fare:
Questo metodo per elaborare i pagamenti è conosciuto come rapporto di corrispondenza tra banche, che facilita i pagamenti tra i loro rispettivi clienti. Secondo alcuni, il rapporto di corrispondenza tra banche comprende solo i casi in cui sono coinvolte valute differenti ma ritengo sia vantaggioso usare questa definizione anche per i casi più semplici come quello dell'esempio. Funzionerebbe piuttosto bene ma presenta alcuni problemi: evidentemente sarebbe necessario che le due banche avessero un rapporto reciproco diretto, altrimenti non si potrebbero effettuare i pagamenti, o sarebbe necessario farlo transitare attraverso una terza (o quarta!) banca, finché non diventi possibile completare il percorso di accordi bancari tra chi deve pagare e chi deve ricevere i soldi, aumentando sensibilmente il costo e la complessità dell'operazione. Sarebbe inoltre molto rischioso. Vediamo la situazione dal punto di vista della HSBC. Come risultato di questo pagamento, la loro esposizione nei confronti di Barclays è appena aumentata. Nel nostro esempio è solo di £10 ma se fosse di £150 milioni e la banca corrispondente non fosse Barclays ma un istituto più piccolo, la HSBC avrebbe dei grossi problemi se l'istituto dovesse fallire. Un modo per ovviare a questo inconveniente è di modificare leggermente la procedura: invece di essere Barclays ad accreditare £10 sul conto della HSBC, Barclay potrebbe chiedere alla HSBC di addebitare £10 sul suo conto. In questo modo si potrebbe evitare l'accrescimento dei bilanci interbancari, ma rimangono comunque altri inconvenienti con questo tipo di procedure, alcuni dei quali vedremo tra poco, e comunque l'interconnessione necessaria rappresenta un problema reale. Una piccola nota: la procedura descritta fin'ora non è esattamente quello che avviene al giorno d'oggi, poiché soppiantato dai metodi spiegati qui sotto ma era necessario descriverla in quanto è la base per comprendere i prossimi paragrafi. Ma perché complicarsi la vita? Non si può fare tutto semplicemente con gli "SWIFT"? Quando si parla di sistemi di pagamento, capita spesso di incontrare qualcuno che agita le mani gridando "SWIFT!" pensando di aver chiuso il discorso. Questo comportamento evidenzia quanto probabilmente non conosce ciò di cui sta parlando. La rete SWIFT esiste per consentire alle banche di scambiare messaggi elettronici tra loro in tutta sicurezza. Uno dei messaggi supportati dalla rete SWIFT è il MT103, il quale permette ad una banca di informare un'altra banca di accreditare del denaro sul conto di uno dei loro clienti, addebitandolo sul conto dell'istituto mittente per pareggiare il bilancio. Si può immaginare di usare il MT103 per implementare l'esempio discusso precedentemente. Lo scopo dello SWIFT MT103 è quello di inviare soldi tra le due banche, ma è fondamentale comprendere cosa succede dietro le quinte: il messaggio SWIFT è solo un'informazione, lo spostamento dei fondi avviene addebitando e accreditando diversi conti di ogni istituto e si affida al mantenimento dei conti interbancari (sia direttamente, sia tramite banche intermediarie). Sbracciarsi gridando "SWIFT!" serve solo a nascondere la complessità delle operazioni che avvengono realmente e permette di impararlo. Bene, ho capito, ma cosa si può dire di ACH, EURO1, Faster Payments, BACS, CHAPS, FedWire, Target2, ... ??? Fermi tutti. Riepiloghiamo.
I problemi di liquidità e i costi. Cominciamo a prendere in considerazione i problemi inerenti la liquidità e il costo. Come possiamo risolverli? Innanzitutto dobbiamo constatare che i trasferimenti SWIFT non sono propriamente economici. Se la Barclays deve inviare alla HSBC un messaggio SWIFT ogni volta che Alice deve pagare £10 a Charlie, Alice si troverà degli addebiti non trascurabili sull'estratto conto. C'è comunque un problema ancora peggiore: la liquidità. Se il sistema di cui abbiamo appena parlato fosse usato nella pratica quotidiana, quanti soldi la Barclays dovrebbe mantenere sui conti di tutte le banche con cui ha rapporti di corrispondenza? Dovrebbero mantenere bilanci di discrete dimensioni su tutte le altre banche in quanto uno dei loro clienti potrebbe in qualsiasi momento inviare dei soldi ad un destinatario con un conto sulla HSBC, la Lloyds, o qualsiasi altra. Si tratta di somme che si sarebbero potute altrimenti investire, prestare o comunque utilizzare in modo produttivo. Possiamo però fare una deduzione interessante: statisticamente esiste la stessa probabilità che il cliente di un'altra banca voglia inviare del denaro ad un cliente della Barclays. E se tenessimo conto di tutti i pagamenti durante il periodo di un giorno fissandone solo il bilancio? In questo caso probabilmente le banche potrebbero ridurre notevolmente la quantità di soldi depositata presso tutte le rispettive corrispondenti, in modo da poter sfruttare il proprio denaro in modo più efficiente, abbassando i costi ai clienti e possibilmente passando loro una parte degli utili. Questo modello ha dato origine ai sistemi di assestamento netto posticipato. Nel regno unito si chiama BACS, ma esistono degli equivalenti in tutto il mondo. In questi sistemi i messaggi non vengono scambiati sulla rete SWIFT bensì ad un sistema di gestione centrale che tiene traccia di tutti i pagamenti e, periodicamente, calcola le somme dovute da ogni banca ad ogni altra. In questo modo possono accordarsi autonomamente, trasferendo i soldi da/verso i conti tenuti reciprocamente oppure tramite il sistema RTGS descritto in seguito. Tutti i circuiti di carte di credito possono essere definiti sistemi di assestamento netto posticipato (anche PayPal lo è), in quanto gestiscono tutte le transazioni al loro interno ed inviano periodicamente i resoconti alle banche. In questo modo sia i costi sia la richiesta di liquidità vengono ridotti enormemente, ma viene coinvolta una nuova figura, l'ente centrale (BACS, EURO1, Cheque, Visa, PayPal, ...). Questo metodo però introduce un nuovo problema, potenzialmente peggiore: viene persa l'irrevocabilità delle transazioni. Si può effettuare un ordine di pagamento, ma la banca destinata a ricevere i fondi li otterrà solo in un secondo momento, solo quando verranno calcolati i bilanci netti del periodo corrente. La banca ricevente dovrà quindi aspettare poiché rilasciare i fondi al cliente prima di ottenerli non sarebbe prudente. In alternativa si potrebbe accettare il rischio e stornare l'operazione in caso di problemi, il che non rappresenterebbe comunque la soluzione perché il destinatario non potrebbe fare affidamento su quei fondi fino a che la transazione non venisse considerata definitiva. Si possono ottenere l'irreversibilità della transazione e l'annullamento dei rischi per la controparte? Qui è dove entra in scena l'ultimo pezzo del puzzle. Nessuno degli approcci che abbiamo descritto è idoneo nelle situazioni dove sia necessario ottenere velocemente il pagamento e che sia irreversibile anche nel caso in cui la banca emittente dovesse successivamente fallire. Queste garanzie sono strettamente necessarie in certi casi, per esempio in un sistema di gestione delle azioni. Nessuno sarebbe disposto a rilasciare 150 milioni di euro in azioni oppure obbligazioni se esiste il sospetto che il pagamento possa non avvenire o possa essere ritirato. ![]() Ciò che è necessario è un sistema come quello descritto all'inizio (Alice paga Bob usando la stessa banca) perché sarebbe veramente veloce, ma che possa funzionare anche quando sono coinvolte più di una banca, e anche quando le somme trasferite diventano enormi. Sarebbe necessaria una banca che non possa fallire e con la quale tutte le banche abbiano dei rapporti. Una specie di banca intermedia a tutto il sistema. Possiamo anche dargli un nome: potremmo chiamarla banca centrale! Questo esercizio mentale promuove l'idea di un sistema RTGS (Real-Time Gross Settlement). Se tutte le principali banche di una nazione hanno dei conti interbancari con la banca centrale, possono spostare denaro tra loro semplicemente informando la banca centrale di addebitare un conto o accreditarne un altro, ed è proprio ciò che viene implementato dai sistemi CHAPS, FedWire e Target2 per le Sterline, i Dollari e gli Euro rispettivamente. Questi sitemi permettono lo spostamento di fondi in tempo reale tra i conti tenuti dalle bance presso la banca centrale.
Pensavo che questo articolo avesse a che fare con Bitcoin... Complimenti per esserci arrivato. Ecco la domanda: possiamo introdurre Bitcoin in questo modello? La mia opinione è che la rete Bitcoin somiglia moltissimo al sistema Real-Time Gross Settlement: non ci sono conguagli, non ci sono relazioni di corrispondenza tra banche, le transazioni non sono revocabili. La cosa interessante riguardo all'ambiente finanziario tradizionale moderno è che la maggior parte delle transazioni tra privati non avvengono con RTGS. Per esempio nel Regno Unito per i pagamenti elettronici tra persone viene usato il sistema Faster Payment che non è istantaneo. Perché viene usato? Perché le transazioni sono quasi gratuite mentre i pagamenti CHAPS costano circa £25. Molte persone userebbero un sistema RTGS se fosse altrettanto comodo ed economico. La domanda a cui non abbiamo ancora dato una risposta è quindi: Bitcoin finirà con il somigliare ad un sistema RTGS che gestisce solo grandi trasferimenti? Oppure la sua struttura evolverà (limiti sulla dimensione dei blocchi, canali per i micropagamenti, ecc.) abbastanza velocemente per mantenersi al passo con il progressivo aumento del numero di transazioni, mantenendolo conveniente sia per i grandi trasferimenti sia per i piccoli pagamenti? La mia idea è che è ancora presto per stabilirlo: credo che Bitcoin cambierà il mondo ma allo stesso tempo non sono convinto che si arriverà ad un mondo dove ogni transazione Bitcoin verrà confermata sulla Blockchain. Questa traduzione è stata pubblicata anche su Il Portico Dipinto. Sabato, 20 aprile 2013Bitcoin: perché è bene conoscerlo![]() Non mi dilungherò a spiegare che cosa sia e come funziona: esistono già tantissimi articoli sul web che ne parlano, mi limiterò a riportare una brevissima descrizione e qualche link a fine articolo da consultare per incominciare ad avvicinarsi. Si tratta di una moneta elettronica potenzialmente rivoluzionaria che si basa su concetti completamente nuovi, possibili grazie alla tecnologia moderna. Per comprenderla a fondo nel suo funzionamento è necessario dedicare un po' di tempo, mettendo da parte tutto quello che si pensa di conoscere sulle valute tradizionali, e invito a farlo! Anche solo come esercizio mentale, per comprendere meglio le problematiche del mondo dell'economia e della finanza. I principi fondamentali che la rendono così interessante sono i seguenti:
Proprio queste caratteristiche consentono di spostare il controllo della moneta dalle banche e dai governi alle persone. Potrebbe essere un'enorme rivoluzione finanziaria, un'importante conquista sociale che andrebbe difesa tenacemente. Esiste la possibilità che le banche cercheranno di ostacolarla, proprio per preservare il loro potere di controllo. Se però l'adozione sarà già molto diffusa sarà molto difficile contrastarla. Bitcoin ha le potenzialità per cambiare radicalmente il mondo della finanza analogamente a cio che è avvenuto nel settore delle comunicazioni e dell'informazione attraverso lo sviluppo di Internet negli anni '90. Si sono già verificati alcuni eventi positivi: negli Stati Uniti, ad esempio, l'ente FinCEN (Financial Crimes Enforcement Network) ha rilasciato un documento che prende in esame la produzione e lo scambio di nuove monete digitali. In Finlandia l'utilizzo di Bitcoin è stato dichiarato legale. La Banca Centrale Europea ha pubblicato una relazione sulle monete digitali (con ampi riferimenti indiretti a Bitcoin) nel quale lo descrive come un fenomeno non preoccupante e di cui osservare con interesse i progressi. In Italia non esiste ancora nessuna legislazione/regolamentazione in materia. Intanto nel mondo (e anche in Italia seppur in proporzione minore) sempre più aziende, persone e organizzazioni adottano questa stravolgente innovazione e molte altre mostrano profondo interesse. Questo purtroppo attirerà anche molti speculatori, che di solito non portano nulla di produttivo, ma mi aspetto che comunque arriverà ad instaurarsi un equilibrio in cui ci sarà spazio per tutti. Crisi, inflazione e abusi di potere hanno causato problemi sempre più evidenti e sempre meno sostenibili, stimolando l'esigenza di una soluzione che potesse liberarci da questo aggravio. E quando si presenta un problema presto o tardi qualcuno trova la soluzione. Satoshi Nakamoto ci ha proposto Bitcoin. Nessuno saprebbe dire se si tratta di una soluzione definitiva che continuerà ad esistere nel lungo termine o se verrà rimpiazzato da un'alternativa più adatta, ma quello che è sicuro è che ha innescato un processo di cambiamento dal quale non è più possibile tornare indietro. Cercando informazioni su internet per approfondire l'argomento, ci si scontrerà con due problematiche: la prima è che si troveranno molti articoli che accusano Bitcoin di essere uno strumento utilizzato dalle più varie attività illegali (compravendita di droga ed armi, casinò e scommesse, riciclaggio, ...). Probabile, ma anche i contanti, i computer, i telefoni cellulari, vengono usati per gli scopi più vari e loschi; il problema non è lo strumento (il Bitcoin) ma l'etica e la cultura di chi promuove questi servizi e di chi ne usufruisce. Ciò che però è ormai chiaro è che proprio per la sua sempre più veloce adozione, la percentuale di utilizzo a scopi illegali si riduce velocemente e possiamo considerarla una minoranza trascurabile. La seconda è che purtroppo tanti servizi sono imprecisi, propongono affermazioni false e giungono a conclusioni errate (è uno schema di Ponzi, è una bolla speculativa, si può contraffare, non ha un controvalore, blocca l'economia, ...). Sono pubblicazioni prodotte da economisti e giornalisti che, nonostante si sforzino per capire come funziona Bitcoin, non riescono ancora a comprenderlo in tutti i suoi aspetti. Ecco una lista dei miti, luoghi comuni su Bitcoin. Esistono anche altri esperimenti basati sugli stessi principi di Bitcoin, che sono stati avviati successivamente (Namecoin, Litecoin, PPcoin, Devcoin) che hanno introdotto alcune piccole modifiche ma nessuno di questi ha introdotto delle innovazioni sostanziali, mentre un altro progetto che invece potrebbe essere interessante seguire è Ripple. Come possiamo ottenere dei Bitcoin? Li si può comprare da qualcuno che già ne possiede e che sia disposto a venderli, si possono scambiare su molteplici exchange, oppure si potrebbero ricevere in cambio di prodotti o servizi. L'importante è tenere sempre ben presente che il progetto è nato nel 2009, ma siamo ancora ai suoi primi passi e il valore dei Bitcoin varia di molto e molto velocemente a causa di molteplici fattori (dai problemi tecnici degli exchange che non riescono a soddisfare la quantità di scambi in aumento esponenziale, all'effetto degli speculatori che cercano profitti immediati dagli scambi). Potrebbe essere un'opportunità, alcuni presumono che un solo Bitcoin in alcuni anni possa arrivare a valere decine o centinaia di migliaia di euro, ma potrebbe anche dimostrarsi un esperimento fallito o essere rimpiazzato in futuro da qualcosa di migliore, per cui il suo valore potrebbe approssimarsi allo zero (un'eventualità che penso diventi sempre più improbabile ogni giorno che passa). Per trovare individui disposti a venderci dei Bitcoin si può usare localbitcoins.com. Se invece ci si rivolge ad un exchange è bene prestare attenzione a quale si sceglie e cercare di lasciare il denaro o i Bitcoin presso di loro per il minor tempo possibile: in passato alcuni exchange sono stati obbligati (forse ingiustamente) dalle banche a interrompere improvvisamente l'attività. Il più affidabile (ma non per questo il migliore) attualmente sembrerebbe essere MtGox. Se Bitcoin dovesse diffondersi capillarmente ed essere adottato come moneta, le valute istituite da banche e governi perderanno improvvisamente gran parte del loro valore. Gli stati indebitati avranno la possibilità di ripagare i loro debiti molto facilmente, vendendo una piccola parte dell'oro di cui dispongono senza nemmeno ricorrere alla stampa di nuova moneta. Oggi l'inflazione è necessaria solamente per non far fallire il sistema bancario e lo stato ma a questi livelli stiamo vedendo chiaramente quanto fortemente penalizza lavoratori e i risparmiatori. Con l'adozione di Bitcoin si ristabilirebbe un'economia nuova, incorruttibile, con il potere distribuito alle persone. I nostri stipendi non perderanno il loro valore e si assisterà ad una progressiva diminuzione dei prezzi per ogni tipo di bene, compresi ad esempio quelli alimentari. E per chi ha da obiettare che senza inflazione si ferma il mercato, ecco un piccolo esempio: TV, computer e telefoni cellulari in passato erano strumenti molto costosi, ma grazie alla diminuzione dei loro prezzi ormai tutti ne dispongono, anche le famiglie povere. I prezzi più bassi aumentano la richiesta. La quantità di persone con bassi guadagni è nettamente superiore a quella di chi guadagna molto. Per poter funzionare, questo scenario necessita di un sistema di libero mercato, non si deve permettere allo stato di interferire nelle scelte economiche della gente, si deve consentire alle imprese di ridurre gli stipendi agli operai in corrispondenza della riduzione dei prezzi e del costo della vita, dev'essere eliminata la banca centrale, dev'essere evitata la coniazione di nuova moneta, e va eliminata la riserva frazionaria permettendo alla moneta di avere il suo valore reale. Ed è esattamente ciò che Bitcoin ci consente di ottenere. Alcuni link utili:
P.S.: Con il passare del tempo i link potrebbero cambiare e/o non funzionare più correttamente. Se un link non funzionasse, avvisatemi, cercherò di aggiornarlo. Venerdì, 13 giugno 2008L'inflazione in Italia
Al telegiornale hanno riportato una notizia che sostiene che l'inflazione è arrivata al 3,5%. Ma come la calcolano questa inflazione?
Il pane è aumentato di oltre il 20%. Il gasolio è aumentato di oltre il 25%. La pasta è aumentata di oltre il 20%. Un sacco di beni sono aumentati di costo vistosamente. Il calcolo dell'inflazione IMHO è fatto con campioni sbagliati e non è rappresentativo della situazione pratica e reale. Giovedì, 14 febbraio 2008L'anno delle banche online
Su La Repubblica compare un articolo riguardante i servizi offerti dalle banche online. Non ho mai capito perchè con l'avvento di Internet, per avere l'accesso "online" al conto era necessario pagare di più. Tutti i sistemi di accounting bancari sono basati su grandi database informatici e la maggior parte del lavoro svolto su un conto corrente riguardava "l'immissione di dati" da parte degli operatori agli sportelli. La possibilità di effettuare queste operazioni online avrebbe dovuto ridurre il lavoro necessario alla gestione del conto stesso, e quindi un risparmio per la banca, ma per anni questo risparmio non è mai stato riconosciuto. Forse le cose stanno cambiando e questo non può che farmi piacere.
Non trovo giusto l'atteggiamento delle banche tradizionali, pronte ad addebitare costi per ogni tipo di servizio, abituate a offrire condizioni apparentemente vantaggiose che pochi mesi dopo l'apertura del conto vengono puntualmente modificate. La Rete permette facilmente l'ingresso nel mercato anche a istituti esteri, e rilancia un po' di concorrenza anche in questo settore. Inoltre con l'arrivo dei pagamenti elettronici che presto potranno essere effettuati anche dal telefono cellulare, possiamo aspettarci un bel progresso in avanti, e Internet ci permette di avere la possibilità di tenere tutto sotto controllo. Martedì, 29 gennaio 2008L'incoerenza del Papa
So che scrivendo questo articolo rischio di scatenare un vespaio. Purtroppo si può discutere sulla politica, sullo sport, su qualunque cosa, ma quando si mette di mezzo la religione per molte persone diventa difficile essere imparziali.
Scrivo questo poichè ho letto un articolo su La Repubblica riguardo ad una dichiarazione del Papa Benedetto XVI, il quale afferma che "la redistribuzione delle ricchezze è un dovere morale". Riguardo l'elemosina aggiunge inoltre che si tratta di "una pratica, quest'ultima, che rappresenta un modo concreto di venire in aiuto a chi è nel bisogno e, al tempo stesso, un esercizio ascetico per liberarsi dall'attaccamento ai beni terreni". Belle parole, peccato che il Papa stesso sia il primo a non rispettarle. Lui dovrebbe essere di esempio per tutti i Cristiani, dovrebbe essre la guida, colui che offre ispirazione. E invece lo si vede navigare in ricchezze infinite, ostacolare lo sviluppo scientifico, mettersi in mezzo nelle scelte politiche, insomma.. fare sempre la pipì fuori dal suo vasino d'oro. Dico questo perchè incuriosito dalle sue parole, ho provato a fare alcune ricerche su internet, e tutto quello che ho trovato mi ha solamente fatto inorridire. Daniele Massarri scrive un articolo riguardo all'esenzione del Vaticano dal pagare le tasse. Anche sul territorio Italiano. Anche per attività commerciali. I bilanci fiscali sono un disastro, noi cittadini dobbiamo pagare tantissime tasche, e il ricchissimo Vaticano non si può toccare, nonostante sfrutti il nostro territorio e noi stessi per promuovere i suoi affari. Sui newsgroup invece appaiono espressioni un po' più colorite, ecco qui un thread che commenta le esercenze del Vaticano da Google Gruppi. Sandro Orlando invece ci parla di un'inchiesta sulle proprietà immobiliari del Vaticano, dove parla di compravendite di immobili che coinvolgono società estere, ma i cui affitti continuano ad essere versati esentasse al Vaticano. Su Yahoo Answers, alcune riflessioni sui privilegi fiscali del Vaticano. Pino Nicotri invece scrive un articolo sulle manovre fiscali dello stato a favore del Vaticano, facendo notare che "se la chiesa pagasse le tasse, gli italiani potrebbero pagarne meno". Un articolo di Curzio Maltese su La Repubblica, evidenzia come i vari politici sia di destra sia di sinistra abbiano comunque trovato scappatoie per finanziare il Vaticano. In particolare sostiene che Prodi abbia inserito un cavillo nei decreti Bersani secondo cui "vengono esentati dall'Ici gli immobili che abbiano uso non esclusivamente commerciale". Molte persone hanno problemi a pagare il mutuo per la casa, che non è adibita ad uso commerciale, però l'ICI devono versarla! Radio Città Aperta pubblica un dossier sulle condizioni economiche e fiscali del Vaticano con l'appoggio dello Stato Italiano. Su Alice Notizie un articolo parla dei privilegi fiscali della Santa Sede, evidenziando tutti gli sgravi fiscali generati da attività commerciali, in particolare basate sul turismo, e fa notare che i dipendenti della Santa Sede non pagano IRPEF nè altro genere di contributi. Su Lettere al direttore, un articolo parla di quanti immobili sono nelle mani del Vaticano, e come la gestione degli stessi sia effettuata a scopo di speculazione e lucro, però esentasse. Quest'altro articolo invece fa un po' di conti per capire quanto ci costa avere il Vaticano. Infine, ancora dai newsgroup, qualcuno si chiede quale sia il contratto di lavoro per i preti e come sono gestiti i loro stipendi. Ci sarebbero centinaia di altri articoli che ho omesso in quanto alla fine ripetono in modo simile gli stessi argomenti. A questo punto è evidente pensare che le parole del Papa citate all'inizio siano davvero ipocrite, oppure dette per distrarre ed imbuonire i fedeli mostrando buone intenzioni (false). Spero che l'Unione Europea intervenga a migliorare la situazione, specialmente ora che i conti economici dell'Italia non sono rose e fiori. Mercoledì, 12 dicembre 2007Evasioni in italia
Un articolo su La Repubblica annuncia che nel 2007 sono stati scoperti 10.000 evasori fiscali, che dovranno rendere conto alla giustizia, per un totale di 27 miliardi di euro di imponibile sottratto alle tasse. Però a quanto pare Telecom Italia ne ha evasi da sola 5 miliardi. Poco meno di un quinto. Ha evaso 2000 tanto rispetto alla media delle altre evasioni. Voglio vedere come se la caverà, se lo stato si riprende i soldi dovuti, e se qualche responsabile viene punito.
Mercoledì, 21 novembre 2007Il petrolio raggiunge quasi quota $100. E allora?![]() Ma se si considera che il dollaro si sta svalutando nei confronti dell'Euro, e facciamo due conticini, il petrolio a noi costa poco più di €60 a barile. Non molto diverso dal periodo in cui Euro e Dollaro avevano un valore molto simile. Nonostante questo il costo dei carburanti aumenta, raggiungendo cifre record (attorno agli 1,299 euro/litro per il gasolio). Non sarà mica che le compagnie petrolifere stanno speculando, nascondendosi dietro al sensazionalismo sull'apparente rincaro dovuto alla svalutazione del Dollaro? |
LinksArticoli interessanti:
ADSL, Bitcoin, La moneta fiat, Network Neutrality, Omeopatia, Rispondere alle e-mail, WiFi e salute. Blog che leggo: Slashdot. Il portico dipinto. Altri siti: - Intercom - internet provider. - A.C.A.O. - Aero Club Adele Orsi, Calcinate. ![]() la frase di oggi"Deposita in banca solamente la quantità di denaro che puoi permetterti di perdere." Creative Commons |